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Esiste il proletariato oggi?

Esiste il proletariato oggi?

Riflessione linguistica

parola latina che significa “il cui unico patrimonio era costituto dalla prole (=figli)”. Il patrimonio, all’epoca dell’uso di quella parola, aveva a che fare con la terra.

L’uso storico di quella parola fa ridere nel presente, visto che, ad esempio l’Italia, ha un numero medio di figli per donna pari a 1,25. Ben lontano dal 2,1 per mantenere una popolazione stabile, con tutte le conseguenze del caso.

Riflessione storica-economica

se con proletariato intendiamo coloro che vivono principalemnte del salario, che deriva dall’offire forza-lavoro, ad aziende pubbliche o private il discorso cambia ma diventa troppo ampio. Questa definizione sembra mettere sullo stesso piano dipendente in sede, dipendente in telelavoro, commerciale con partita IVA e dipendente pubblico delle poste. Mischia anche lavoro ad obiettivi, in alcuni casi il nuovo cottimo, e lavoro pagato per il numero di ore alla postazione di lavoro (ufficio, laboratorio, sportello, cassa, etc.)

Una definizione

proviamo ora a creare una lista di caratteristiche

  • instabilità ed incertezza economica o precariato
    • che significa anche totale dipendenza da un unico fornitore di lavoro
  • lavorare in settori dove la paga dipende strettamente dagli obiettivi raggiunti
    • es logistica, rider, etc.
    • lavoratori autonomi che lavorano per risultato anziché per mezzi
  • lavorare in settori dove la percezione collettiva dipende più dalla misurabile abilità tecnica
    • es. settori artistici come architettura, scultura, design
  • lavorare in settori dove esiste la “amazzonizzazione”
    • ossia competere sul prezzo, caratteristica dei beni di largo consumo anziché servizi. Avere un hotel rientra in questa casistica, così come offrire servizi di creazione siti web su piattaforme dove esistono altri N mila fornitori simili

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