Il ruolo delle aziende private in una economia programmata e partecipata
Nelle varie esperienze di pianificazione, più che altro le grandi proprietà private passavano di mano in termini di proprietà, con o senza indennizzo. Ad esempio nei decreti d’esproprio dell’URSS troviamo determinati criteri di dimensioni aziendali. A Cuba lo stesso ma più che altro per le terre di certe dimensioni (latifondo). Nel Piano francese del 1947, lo Stato ha preso il controllo di settori strategici come l’energia, i trasporti e le banche, nazionalizzando imprese come EDF (Électricité de France), SNCF (Société Nationale des Chemins de fer Français) e diverse istituzioni finanziarie, senza però abolire il settore privato, ma piuttosto indirizzandolo attraverso la pianificazione economica. Indennizzarono tutti tranne Renault, colpevole di aver collaborato coi nazisti. Analogamente, nel Regno Unito del dopoguerra, hanno avviato un vasto programma di nazionalizzazioni, prendendo il controllo di industrie chiave come il carbone, l’acciaio, le ferrovie e la sanità con la creazione del NHS (Servizio Sanitario Nazioanle), compensando i precedenti proprietari.
Così come non ha senso augurare la morte a Windows se si usa Linux o viceversa, bisogna riconoscere la ricchezza della diversità e di come la diversità dà spunti di miglioramento. Le piccole iniziative private, in ogni caso la maggioranza del tessuto economico dei paesi, non ostacolano una economia programmata partecipata, perché non ne hanno le capacità né gli incentivi. Discorso diverso per le grande aziende private. Le micro e piccole aziende private possono venir integrate ad esempio tramite delle commesse, cosa che in un certo senso già avviene con la monopsonia della sanità pubblica italiana.
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